lunedì 19 febbraio 2018

Jovanotti, il re dei pazzi dal cuore enorme


Lo dico subito, questo è un elogio a questo grandissimo pensatore e creatore di pensieri.
Se vi sta sul cazzo chiudete e cercatevi un altro post.
Lettori avvisati!



Ebbene si,lo ammetto.
Anche io, come un numero altissimo che il mio cervello non riesce nemmeno ad immaginare, faccio parte delle persone che sono innamorate di Lorenzo Cherubini, detto Jovanotti
E non potevo non farci un post, scrivere, raccontare, perché ora sono un vulcano in eruzione. 
Perché questo uomo ha SOLO A MILANO 12 date una dietro l'altra, più di 2 ore di concerto che più che un concerto è una super festa per ballare, cantare, urlare, buttare fuori tutto!
Io il Forum così pieno non so se l'ho mai visto.
Tutte le generazioni insieme. Teenager, nonni, mamme, papà, bambini.. tutti, da 2 a 100 anni. 

Ebbene sì, venerdì tutta bella carica, con il cuore enorme, pronto a prendere tutto quello che ero certa che lui ci avrebbe lanciato addosso, sono andata ad assistere all'ennesimo suo concerto. All'ennesimo colpo di fulmine.
Felicemente accompagnata da una delle persone che amo di più su questa terra.
Come solito mi sono trovata parte di una festa strepitosa, gigante.
Il Forum di Assago, un salone delle feste che cosi non s'era mai visto... una carica di energia, amore, colori, brillantini, migliaia di brillantini, pace, pazzia positiva e mille altre cose che così troppo mai s'erano viste prima. 

Lui è l'uomo che tutti noi dentro dovremmo essere.
Lui è il bambino che dentro di noi dovrebbe sempre vivere. 
Almeno un pezzo di noi dovrebbe essere così. 

Follemente innamorato accazzo. A prescindere. 
Innamorato della vita. Follemente innamorato della vita. 
Inspiegabilmente felice. 

Ero in macchina, venerdì sera dico, ed ero partita da tipo 3 minuti quando già mi sono scoperta a scrivere un messaggio mosso da una felicità inspiegabile.. comunque è meraviglioso di come si possa essere profondamente, inspiegabilmente felici. Dal centro della pancia. Come i pazzi. 
Proprio come i pazzi. 

Ascolto le sue canzoni e vedo pezzi di me da tutte le parti, parti di persone della mia vita, alcune persone della mia vita .. lui parla di tutti noi. 
Vedo tutte le cose che di me a volte odio. Quelle che vorrei tenere zitte, placare, addomesticare.

Lo ascolto ed entro in turbini di pensieri, che non fermo, che vanno, che planano meravigliosamente su un mare perfetto con un vento perfetto e con le vele perfette. 

Che vita difficile, quella di noi sognatori. 
Trovassi il pulsante stop, pausa, "io scendo un attimo da queste montagne russe" lo schiaccerei subito. 
Non per tanto tempo, non per sempre. Solo per stabilizzare il respiro.
Solo per prendere un po di fiato da questa vita di emozioni continue. 
Di meravigliose fatiche continue. 

Noi che lo sappiamo che siamo una tempesta, un tornado, ingestibili, indomabili, fuoco sacro nelle vene .. 
"Safari dentro la mia testa, ci son più bestie che nella foresta!"
... e guardate che ci impegniamo e stiamo attenti, distanti, distaccati, concentratissimi nello stare attenti. 
Ma ciaone, ma chi ci crede?
".. e ci piacciono le cose sbagliate, che poi forse sono quelle giuste 
e nuotiamo controcorrente e prendiamo decisioni assurde.."
E quindi niente, siamo i capi supremi delle decisioni assurde prese con fine ponderazione. Ragionate.

E stiamo lontani, distanti, distaccati, felici, sempre felici, ma distanti, con tutte le armi pronte e puntate a tutto quello che ci sta attorno, non per sparare ma solo per difenderci .. per finta.. difenderci per finta, è chiaro. E' evidente. 
Perché poi passa un microbo accanto a noi che ci sembra che volando abbia inciampato un attimo e ci giriamo per vedere se ha bisogno di una mano ed è lì che ci distraiamo e siamo fottuti. 

Noi, meravigliosi sognatori. 
Inguaribili.
Qualcuno mi ha detto che il futuro va inventato.. quanto è vero!



Quindi, per concludere questo post che si modifica di continuo, io direi che, chi non ci crede più nella vita, nella gente, nell'amore, negli occhi che si illuminano, nell'importanza delle carezze e dei baci delicati allora si deve mettere lì, seduto, mentre vive, mentre corre, mentre lavora, mentre cucina.. insomma mentre fa quello che vuole lui e ascoltare le parole di quest'uomo che ci insegna che la felicità, la bellezza sta prima di tutto dentro di noi, non possiamo cercarla fuori se dentro non siamo zuppi di felicità.
Che il mondo è comunque una merda ma se dentro noi siamo belli la bellezza la passiamo inevitabilmente.

Grazie Jova.

"E io non riesco a stare mai fermo 
e io non riesco a stare mai calmo 
Questa musica che sento dentro
suona sempre, non mi lascia scampo
la vita comoda non fa per noi 
che siamo nati con il ritmo addosso 
che abbiamo il sangue come il mare mosso
e ci sciogliamo come il sale grosso (..)
.. guardiamo il cielo pieni di domande
come dei microbi dal cuore grande
ci innamoriamo come dei magneti 
e gravitiamo come dei pianeti 
in una danza celeste
che fa girare la testa
sbagliati 
disorientati 
dal giorno che ci hanno gettati 
su questa terra dove si consuma 
la nostra vita breve come una schiuma 
sulla cresta di un'onda così
che nessuno affonda"



https://we.tl/safari


Thanks to Spotify for the pics.

martedì 13 febbraio 2018

La settimana dopo...


La mia unica vera domanda è: ma i fiori di Sanremo dove sono finiti?


E anche questo Festival è terminato! Ce lo siamo finalmente levati dalle palle!
In Italia, durante la settimana del Festival non si parla d'altro.
Come era vestito tizio, quanti gr. di botox ha in faccia caio, quanti soldi ha preso chi... temi fondamentali insomma!

Il mondo crolla, aerei abbattuti, gente con il braccio destro alzato al cielo per salutare uomini che manco quando erano in vita sarebbero dovuti esser degnati di uno sguardo.
Ragazzotti montati che si sentono autorizzati ad autonominarsi "grazie" alla loro ignoranza, alla loro noia, alla loro piccolezza mentale in giustizieri supremi del mondo. Salvatori di nojaltri incaricati da chissà quale Gesù Cristo. 
Ma ragazzi machissenefregaaaa!! Ma che ci ammazzino!
C'è il Festivaaaaal!!!


Ora stiamo vivendo la settimana dopo, quando tutti esprimono il loro giudizio, canticchiano le canzoni che hanno partecipato alla gara e si domandano perché ha vinto uno piuttosto che un'altro.

"Marti io l'avevo detto subito che avrebbe vinto quella canzone .. beeella" 
"Mava là Cri, meglio quella della ragazza giovane e bella" 
"Belle sognatrici ingenue voi... tanto era già tutto deciso..." 

Ve lo dico subito, io amo la musica ma il Festival no, non lo seguo, non lo reggo propio.. leggo con passione le pagelle della nostra Cristiana ma oltre non vado.
Se mi capita ci passo mentre faccio zapping e mi fermo da 1 a 10 minuti a seconda di quello che vedo.

Ma, nonostante questa mia ammessa ignoranza, con le pochissime info che ho racimolato, voglio anche io unirmi al gruppone di tutti quelli che hanno detto la loro e voglio dire anche io la mia!

Quest'anno ho visto, in ordine:
- la scena terribile in cui i presentatori aprivano vestiti come se fossero i Metallica MA cantando Heidi. Lì ho seriamente pensato di suicidarmi. Poi siccome avevo accanto mia nipote ho pensato che l'avrei traumatizzata per il resto della sua vita e ho deciso di evitarle un periodo interminabile di terapia.
- I miei amici dello Stato Sociale con il coro dell'Antoniano e Paolo Rossi. Loro li ho amati.
- Max Gazzè e il Pizzomunno.. bhe lui è sempre una magia. 
- Un tizio a cui non avevano spiegato bene la questione del cantare.
- La Pausini che, nonostante la laringite, ha spaccato il culo a tutti quanti.
Bella, felice, umile, energia millemila, una voce della madonna e un amore infinito... non ha mollato la mano a Baglioni manco un secondo. Bella, punto. 
Aveva talmente tanto il fuoco sacro addosso che non ce l'ha fatta ed è uscita, senza voce, senza nulla.. ha preso e ciaone a tutti, è andata a cantare in strada.
Cantava come se non ci fosse un domani, poi ad essere onesti la voce un po l'ha mollata, ma chissenefrega, una figa, dettotutto.
Come l'anno scorso per me aveva vinto Giorgia, quest'anno ha vinto lei.

Devo ammettere che, mentre scrivo questo post, mi ascolto le canzoni su Spotify e le canticchio anche.. le voglio imparare per rimanere sempre sul pezzo, essere aggiornata e poter cantare in macchina tutte le canzoni che la radio passa.. 
Oh,ma veramente sembrano altre canzoni.
Tutti intonati, nessuno calante, perfetti. Qui avrebbero vinto tutti, casi umani a parte. 
Annalisa è stata una bomba da subito, ma gli altri possiamo dire che forse  l'emozione avrà avuto la meglio.. ma poi mi domando se Mina nel 1960 non fosse emozionata.... 


Ora che anche io ho detto la mia sul Festival, dichiaro ufficialmente chiusa la questione. 
Per voi un regalo! 
Questa è la canzone che, cari amici, tra poco odierete perchè ve la canterò fino alla nausea!
https://www.youtube.com/ilmago

voto al video: 10+ 
Anche se mi toccherà spiegargli la mia teoria dell'oliva nel Martini!




sabato 10 febbraio 2018

Speciale Festival di Sanremo - Le pagelle della finale

Vincono Ermal Meta e Fabrizio Moro con "Non mi avete fatto niente", secondi Lo Stato Sociale, terza Annalisa.


Ed eccoci alla finale del Festival di Sanremo. Un festival vinto da... . E non potevano mancare le pagelle della serata finale. Le nostre, come sempre, sono pagelle ironiche e divertenti. Nessuno si offenda, si fa per ridere. Prima delle pagelle, però, i ringraziamenti: anzitutto ringrazio Marta Sampietro, che mi ha concesso questo spazio fidandosi delle stupidate che avrei scritto. In questa avventura mi hanno supportato, ognuno a proprio modo: Angela De Simone, Alessia Livio, Federica Pelagatti, Emanuela Sandali, la Mary Parpy, Eleonora Aziani e Simone Villa: a loro va il mio ringraziamento. 

Luca Barbarossa: voto 5. O fai il romanaccio che non si lava in stile Mannarino o questa canzone facendo il borgataro con la giacca non si può cantare. E Barbarossa si lava. Non è credibile.

Red Canzian: voto 5. Il dubbio è che si vesta di rosso per fare pendant col suo nome. Quando la Hunziker lo introduce parlando del suo “rock scoppiettante”, lui si gira per capire se davvero stia parlando di lui. E no, non può davvero parlare di lui dai.

The Kolors: voto 5.5. Stash continua a rubare le giacche al capitano di Love Boat e la lacca a Platinette. La canzone è orecchiabile, tipicamente dei The Kolors e per questo fa venire l’orticaria.

Elio e le storie tese: voto 6.5. Ma come fanno i Neri per caso ad essere rimasti uguali a 20 anni fa? 

Laura Pausini: voto divina. Rende “Avrai” di Baglioni qualcosa di commovente, mentre Baglioni rende la sua stessa canzone qualcosa da matrimonio neomelodico. Laura ha le tonsille come due palline da tennis, ma esce lo stesso a cantare fra i fans. Che je devi dì?

Max Gazzè: voto 8.5. Mi convince sempre di più. Il suo look sempre meno, ma la canzone è una piccola operetta. Proprio per questo il pubblico in sala si esalterà solo con lo Stato Sociale. Che ci dobbiamo fare?

Annalisa voto 8.5. Inquadrature da epilessia del regista: voto retina distrutta. Annalisa è giunta alla maturità artistica e il brano lo dimostra. Canzone tipicamente sua, che si ricorda facilmente, e una voce che non sbaglia neanche se vuole

Renzo Rubino: voto 6. La canzone è molto, troppo pesantina. Ma stavolta il suo look è quasi da ragazzo under 70 e vedente, il che lo qualifica meglio rispetto alle altre serate. La presenza dei nonni, suoi veramente mi dicono dalla regia salentina, è un plus. Questo però mi ingenera un dubbio: parente per parente, Facchinetti non porterà sul palco il figlio? No eh.

Decibel: voto 6. Nonostante siano stati vestiti evidentemente da Renato Vallanzasca e siano pronti per collaborare con la banda della Uno bianca, al terzo ascolto la canzone non è malaccio. Niente di indimenticabile, mai quanto i loro occhiali da sole all’interno dell’Ariston, ma tutto sommato non malissimo.

Ornella Vanoni e la sua banda di gigioni: voto 7. Le hanno tenuto il fiaschetto di vino buono per la serata finale, tanto che lei alla fine dell’esibizione bofonchia cose a un imbarazzato Favino. Però tanto di cappello. Questa canzone è come il vino di Ornella: più passa il tempo e più migliora. Come è vestita? Come nelle altre serate, ma di un colore diverso. Stock.

Giovanni Caccamo: voto non lo voglio più vedere neanche dipinto. E’ la tassa da pagare imposta da qualcuno, questo è chiaro. Proprio per questo si poteva anche evitare di farlo esibire. Dalla platea gli urlano “Vai Giovanni”. Ecco bravo, vai Giovanni quella è la porta. Il suo look è modello Tom Hanks tornato dall’isola di Cast Away, peccato che lui su un’isola deserta non ci sia andato. 

La vecchia dello Stato sociale: voto 9. Balla da dio. La band: voto chi? Ah giusto, quelli con un testo paraculo, la parolaccia introdotta al momento giusto e un’intonazione lasciata forse, chissà, si spera almeno in albergo. Vinceranno perché l’italietta li premierà, ma loro sono davvero imbarazzanti.

Roby Facchinetti e Riccardo Fogli: voto ci sono uomini soaaaaaaaaali. Raaaaaby, grazie per naaaaan aver invitata tuo fogliosa sul palpata, però le vocali son quelle e vanno dette giuste. “Cuaaare” no. Cuore, semmai. Vabbè sti due sono roba che non va nei big, va proprio nell’umido.

Diodato e Roy Paci: voto 8. Servono più ascolti, ma quando la si capisce non esce più dalla testa. Diodato vinse fra i giovani con “Babilonia" e anche con questa canzone merita eccome. Anche l’Ariston se n’è accorto. S’è accorto pure che lui è un pelo accelerato nelle movenze. Schizoide.

Nina Zilli: voto 6.5. La sua stilista è Mary Poppins, ma a parte il vestito sontuoso non è male per niente il brano. Il ruolo di “signora della musica melodica” non le si addice e quindi ogni tanto esce un po’ dal personaggio. Senza lode e senza infamia, ma rimane nelle orecchie. 

Noemi: voto 8. Diego Calvetti, suo direttore d’orchestra, ha dei problemi di vista dato che la giacca che indossa rifrange la luce in ogni modo. Noemi invece non mostra più le tette e questo ci fa concentrare sulla sua esibizione. Continuo a ritenerla una delle migliori di questo festival, quindi merita almeno il podio. 

Ermal Meta e Fabrizio Moro: voto 9. Dai su, questo Sanremo è loro. Inutile girarci intorno. Ok Moro magari ogni tanto stona. Però il brano è di quelli che spaccano davvero. E se non vincono, vuol dire solo che Amplifon in Italia ha ancora un grande mercato da colonizzare. 

Mario Biondi: voto 4.5. Una nenia mortale. Non ci crede nessuno, tanto che ad accoglierlo c’è un applauso talmente freddo che io camminando in casa mia a piedi nudi faccio più rumore. Davvero in italiano non si regge. Cioè davvero non si regge fuori dal Natale. 

Le vibrazioni: voto 7. Vedendo Sarcina che sembra Wolverine, quando ti urla “portami a casa” inizi ad avere paura. Però oggettivamente la canzone è un’iniezione di energia dopo il pesantone intimista Biondi. Tipicamente Vibrazioni, niente di nuovo. Ma entra in testa eccome. 

Enzo Avitabile, Peppe Servillo e l’insostenibile pesantezza di sti due: voto 1. Sting e Cheb Kaled del Vomero non ce li meritiamo. Allora riprendiamoci Mariella Nava, Lea Battisti, Grazia Di Michele, Rossana Casale e torniamo al 1995. Se al loro posto avessero messo lo zainetto di Ambra Angiolini con il vocabolario di sanscrito di Non è la Rai non ci saremmo accorti della differenza. Anzi, sì: lo zainetto ce lo ricordiamo ancora dopo vent’anni.

La patetica esibizione del patetico trio Pezzali-Nek-Renga e le tonsille di Baglioni: voto 3. La speranza che il “gancio in mezzo al cielo” che cantano scenda e se li porti via è vana. Delusione.

Michelle Hunziker: voto 9. Bella, brava, spigliata, simpatica e sempre con le redini dello show ben salde nelle mani. Qualcuno capisca che è il caso di affidarle anche le prossime dieci edizioni del festival, vi prego.

Pierfrancesco Favino: voto 10. Fenomeno. Bravo. Ma bravo davvero. A fare l’attore, a fare il cantante, il ballerino, lo showman. L’esempio del talento. 

Claudio “il Ken umano” Baglioni: voto 6. Canta. Urla. Duetta. Sì, ma anche basta. Non c’è piastrella con la quale non abbia duettato. Peccato che invece non abbia minimamente comunicato con il chirurgo plastico, perché è evidente che sto poveraccio abbia fatto tutto da solo. E pure male. Felino.

Sabrina Impacciatore: voto 9. L’ho sempre amata e continuerò ad amarla. E’ una grande attrice e fa ridere senza essere volgare. Capito Luciana Littizzetto?

Beppe Vessicchio: voto mille. Tutti lo adorano, ma lui resta umile. Lui è Sanremo. La sua barba bianca è meno cangiante della giacca di Calvetti. Classe imprescindibile.

L’assenza di Bianca Atzei: voto 10. In preda a un raptus, ho pensato che mancasse ancora la sua esibizione. Poi ho girato su Mediaset Extra e l’ho vista denutrita piangere e disperarsi per un cocco con la Cipriani e ho ringraziato tutte le divinità: l’asina non raglia sul palco dell’Ariston. Grazie Magnolia, un grazie sentito e personale. Grazie a chiunque abbia ben consigliato Biancona, distogliendola dal proposito di rimanere in Italia.

giovedì 8 febbraio 2018

Speciale Festival di Sanremo - Le pagelle della seconda serata

             Ecco qui le pagelle della seconda serata: 
                     scempio Shaggy e Sting

Seconda serata del Festival di Sanremo ed ecco di nuovo le nostre pagelle. Ironiche, sarcastiche, si fa per ridere. E così dopo quelle della prima serata, ecco le pagelle della seconda. Nessuno si offenda, aggiungiamo un sorriso e la vita sarà migliore. Come dice qualcuno che conosco, "La vie est belle".

Lorenzo Baglioni: voto 5.5. Ricorda molto da vicino “La ragazze” dei Neri per caso. E non gli fa onore. Bene, bravo, da YouTube. Ma non vedo le ragazzine urlare il ritornello a un suo concerto. Simpatico ma ciao.


Giulia Casieri: voto 6. Voce da Noemi, prova a rappare ma la canzone non decolla mai. Ha troppe parole, quasi fosse un testo di Minghi. Destinata all’oblio, purtroppo. La ragazza secondo me merita, la canzone no.

Mirkoeilcane: voto 5.5. Apprezzabile il testo impegnato. Uno stile un po’ alla “Gente della notte” di Jovanotti. Non è il festival della parola ma della canzone. Dovrebbe cantare.

Alice Caioli: voto 7. Chi le ha scelto il vestito: voto lenti a contatto. Non si può guardare. La canzone è bella, ricorda molto Elodie ma urlando meno.

Il Volo: voto vola colomba. Passi il tempo sperando alternativamente che uno dei tre inghiotta il microfono e sia portati via insieme agli altri due e che il contestatore di Crozza di qualche edizione fa torni solo per punirli in nome della luna. Purtroppo non avviene nulla di tutto ciò e così cantano, se ne vanno, tornano e duettano con Claudio "Renato Balestra" Baglioni. Grazie a Dio poi vanno a dormire. E anche noi.

Ornella Vanoni: voto 8 al decollete, voto 9 all'età, voto 5 all'ebbrezza. Arrivarci a 83 anni come lei, Falcor... ehm... Patty Pravo ci farebbe la firma. Però quando le chiedono con chi duetterà venerdì va ne panico, bofonchia di essere Virginia Raffaele che imita un tombino e si ricorda finalmente il cognome dell'ospite: Preziosi. Che si Giochi o Alessandro lo scopriremo solo venerdì.

Sting: voto ma perché? Gordon siediti, dobbiamo parlare. Perché fra tutti i tuoi successi planetari hai dovuto scegliere di cantare in italiano, sembrando appena sbarcato a Lampedusa come i Blue in "A chi mi dice", e per di più di cantare una canzone che già quando l'avevate fatta tu e Zucchero ai tempi si faceva apprezzare solo perché "eh poverino apprezziamo il fatto che canti in italiano e che nonostante vendemmi Chianti dalla mattina alla sera in Toscana non si capiscano due sillabe di quello che dice in italiano". Avevamo apprezzato lo sforzo. Adesso invece, Gordon, continuo a chiedermi: perché? Non vuoi cantare i brani dei Police? Va bene. Ma perché non fare brani tuoi? Ne hai fatti di belli. E invece no. Tu canti una roba immonda omaggiando, ma questo lo credi tu, Zucchero, che peraltro, è bene ricordarlo, non è ancora morto. Quindi potevi anche risparmiarcelo. Impiccheranno Gordy con una corda d'oro.

Shaggy: voto 1. "Sanriiiimo". Ricorderemo questo di lui e il suo fare da El Gordo di Lloret de Mar. Sale sul palco dell'Ariston ed è un mix fra "cocco fresco, mojito, cerveza" di Ibiza e "tribbbune, curve, tribbbune e curve, compro vendo, compro vendo" dei bagarini allo stadio. La sua presenza nel mondo musicale italiano è paragonabile solo a quella della figurante puritana e cattolica nel programma la Malaeducaxxxion di Elena Di Cioccio: cartonato.

Sting+Shaggy: voto -80. Solo Alba Parietti e il tipo col maglione rosso e la camicia da secchione in terza fila all'Ariston hanno preso con entusiasmo la loro esibizione. Da buttare.

Lo stucchevole monologo di Pippo (che non è un verbo) Baudo: voto 1. Suona come un de profundis e ti ritrovi spesso a sperare che sia così. Non tanto per il povero Pippo, quanto proprio perché poveri noi. Ci racconta quanto è stato importante per il Festival di Sanremo, Festival che peraltro fa il record di ascolti ogni anno da quando lui si è gentilmente defilato dal mondo musicale mondiale. Pippino, due domande ce le facciamo?

Querelle Meta-Moro, plagio e amenità: voto ma ci crediamo? Davvero una canzone contro il terrorismo e scritta dai due Amici di Maria dei Filippi poteva essere squalificata? Alzi la mano chi ci ha creduto anche solo un attimo. Ecco la alzi e la usi per indicare gli asini che volano. Fantasia, fantasia canaglia.

Previsioni: Vincono Meta e Moro, secondo Gazzè, terza Annalisa, quarta Noemi. Se non vince almeno uno di questi, entro in sciopero e faccio domanda da "Marion soluzioni per dormire".

mercoledì 7 febbraio 2018

Speciale Festival di Sanremo - Le pagelle della prima serata

Ecco qui le pagelle della prima serata: 
promossi i conduttori, Caccamo e Stato sociale a casa

Dopo la prima, lunga ben più del dovuto, serata del Festival di Sanremo, ecco le nostre pagelle. Ironiche, come già abbiamo avuto modo di spiegare nelle nostre "pagelle prima della prima". Sarcastiche, sia chiaro. Si fa per ridere, che nessuno se la prenda. 

Canzoncina d’apertura: voto 3. È un mix, venuto molto male, fra “Domani” per l’Abruzzo e “We are the world”. Rinunciabilissimo.


Finto e mite cavallo pazzo: voto 3. Ma si protesta così? Neanche un abbraccio, un urlo disperato, una minaccia. Sale sul palco (complimenti, io provo a entrare all’Ariston da anni ma son sempre sul divano di casa), chiede cose gentilmente e se ne va?

Fiorello: voto 8. Come sempre showman di risate e tempi perfetti. Ha tutto quello che serve per essere la giusta pietra preziosa incastonata in questo festival. Solo un paio d'apparizioni, però. Un intero Sanremo con lui vorrebbe dire avere un unico protagonista. 

Claudio Baglioni: voto panegiricoSi è fatto tirare talmente tanto da essere un mix fra Renato Balestra e Cesare Buonamici. Bravo, ma cominciare alle 20.35 se poi ci becchiamo pure il suo pistolotto esistenzialista iniziale è come regalare un ovetto Kinder a un bambino e dirgli “Una sorpresa su cinque è una figata” e non svelargli che è la prima e le altre quattro le hai tu. Canta e fa discorsi metaforici pur per fortuna parlando poco. Utile quanto un accertatore della sosta.

Annalisa: voto 7. Bella, molto orecchiabile e molto sua. Arriva vestita come una Bertè d’altri tempi e prova un timido “zinne de fora”, ma non è dotatissima. Vocalmente però è tanta roba. Testo non esaltante, ma il suo lo fa bene.

Ron: voto 1981. Solo in quell’anno avrebbe potuto essere considerato, forse, moderno. La canzone è di Lucio Dalla. E infatti è 4 marzo 1943.

The Kolors: voto mai mai mai eeeh. Imprescindibile il tamburone di fianco a Stash, d’altro canto è vestito come uno del circo Togni. Parole a caso nel testo. La speranza è che vadano via prima della fine della canzone perché chiamati per uno spot di segreterie telefoniche. Purtroppo le ragazzine li troveranno anche stavolta irresistibili come una pizza per chi è a dieta.

Max Gazzè: voto 7.5. Lui è un bardo, un aedo, un cantastorie. Ottimo tentativo, ma non vincerà. Bisogna mettere la testa per capire il suo brano. Bello, epico, riesce ad elevarci dal ciuffo di Stash. Max, sei troppo.

Laura Pausini: voto ci vediamo sabato. “Ci vediamo sabato eh”, “Ci vediamo sabato”. Laura si sgola in collegamento telefonico e nelle sue implorazioni a Fiorello e Baglioni sembra l’amica sfigata nella comitiva che non la vuole. Laura, l’avevamo capito che ci sarai sabato, inutile che urli se hai la voce di Rupaul.

Ornella Vanoni con Bungaro, Pacifico, case, libri, auto, viaggi e fogli di giornale: voto 5. “Bisogna imparare a lasciarsi”: ecco appunto, Ornella lascia in pace le nostre orecchie. Non che stoni eh. Solo che spesso si intuisce quello che vuole dire. Tipo “Quello che affetta”, “tornare a sentirsi attivi”: sono sicura che il testo non dicesse proprio così. E’ talmente botulinizzata che a fine esibizione le devono dare dei croccanti. Il mito non si discute, peccato che rimarrebbe mito se rimanesse a casa. Raccogliete l'ingiustificata bava della Hunziker.

Ermal Meta e Fabrizio Moro: voto 6.5 (7.5 per la Mary). Massì, loro sono quelli impegnati che ci dicono che un sorriso di un bambino riduce a zero il terrorismo. Moro è oggettivamente tante belle cose (Mary, te l’avevo preannunciato), ma Ermal Meta è quanto di più fintamente alternativo ci possa essere. Magari avranno pure il premio della critica, se non viene dato a Ron per uno stucchevole omaggio a Lucio Dalla. Il brano non è male, in ogni caso.

Mario Biondi: voto zzzzzzzzzz. Eh? Giuro che ho capito “la piovra è gioia”. Sogno un mega brano a più voci con Biondi, Malika, la Vanoni e la Oxa: ognuno ci potrebbe immaginare qualsiasi cosa. La domanda di fondo è: perché? Perché c’è stata Simona Molinari al Festival e quindi adesso anche il fighetto Biondi? Uomo barbuto, la Molinari è oro in confronto a te. “Grazie Sanremo”? Ma chi sei? Bono degli U2? Natale arrivi in fretta, almeno ricomincia a cantare in inglese. 

Michelle Hunziker: voto 8.5. E’ perfettamente a suo agio: il Festival è suo, se l’è preso con naturalezza. Ed è giusto così. La speranza è che glielo lascino anche per i prossimi 70 anni. Mich, un consiglio: l'ultima che ha fatto una dichiarazione d'amore dal palco di Sanremo non ha vissuto poi momenti memorabili - era Anna Tatangelo col suo "Gigggi ti amo" -, fossi in Tomaso mi toccherei. Anzi, fosi in Tomaso mi tocherei.

Riccardo Fogli e Roby Facchinetti: voto “Ancora tu ma non dovevamo vederci più?”. Nel senso che è tutto già sentito. Mixiamo “Storie di tutti i giorni” e “Uomini soli” ed ecco la canzone dei due ex Pooh. “Caro amico credi al quare” urla a sproposito Facchinetti testimoniando il fatto che in fondo ogni canzone deve essere interpretata. Appunto, serve un interprete. 

Lo Stato Sociale: voto 1. “Fai il caso umano”. Ecco appunto. Non c’è bisogno di farlo. Lo siete. “Festival della canzone” implica che tu sappia cantare. Questi vedono le note e non ne beccano neanche una che si mette lì davanti con un mirino sulla schiena. Vi prego liberateci di questa piaga sociale, altro che Stato. Di finti alternativi è pieno il mondo, loro rappresentano questa parte di mondo. Adesso andate, come dice un mio caro amico, a svegliarvi alle 5 e a prendere la 94 tutte le mattine. Li salva solo la vecchia alla fine. Signora, se ne vada finché è in tempo. 

Noemi: voto 7. Niente di nuovo, è vero. Però proprio per questo è bello. Noemi dopo Lo Stato sociale ha fatto in modo che i miei timpani facessero le capriole. E’ sempre uguale a se stessa, tant’è che questo brano è il remake di “Sono solo parole”, ma in peggio. Almeno ha una bella voce.

Decibel: voto 6. La speranza di sentire una nuova “Contessa” è svanita abbastanza in fretta. L’inglese in questa canzone voleva farli sembrare dei Pet Shop Boys de noattri, ma ci riesce ben poco. Il vero Enrico Ruggeri è quello di “Peter Pan” e di “Mistero”, il resto è solo Inps. Purtroppo. 

Elio e le Storie tese: voto 7 alla carriera. Canzone che non ha un senso, è un commiato abbastanza paraculo dal pubblico. Nulla di che, ma da loro oggi ci si può aspettare questo. Partecipazione, in questo modo, decisamente inutile. Avrei sperato che ci potessero regalare una nuova perla.

Giovanni Caccamo: voto 4. Potrebbe avere diritto di stare all’Ariston solo per strappare i biglietti. E invece canta. E pure male. Stecca che in confronto Fantozzi quando giocava a biliardo con Catellani ha fatto meno. Non si fa la barba da mesi. Il ragazzo è in evidente stato confusionale visto che pensa persino di essere un cantante. Dai su Cack, cammina.

Red Canzian: voto 5. La rima “Rose… cose” è qualcosa di raggelante nel 2018. E’ rock davvero nella melodia. Il testo, però, se lo tenga.  

Luca Barbarossa: voto 5. Vuole fare Mannarino. Ma sembra Raul Cremona che imita il Mago Silvan. Il romanesco a lui si addice quanto il grigio su mia sorella (gliel’ha detto una personal shopper che non le dona per niente), una volta in cui ha finito di fare il Mannarino pensionato siamo tutti più felici.

L’ospitata di Morandi: voto sfinimento. A mezzanotte io firmo il “non rianimare”. La scelta di farlo esibire in una prima serata in cui già sono stati sforati tutti i tempi tanto da farci sentire in uno Stargate spazio-temporale non è stata proprio la più felice.

Diodato e Roy Paci: voto 6.5. Testo ruffiano e ricco di luoghi comuni, ma che comunque si lascia ricordare. Il Diodato di “Babilonia” - gran pezzo peraltro - è rimasto al Festival di qualche anno fa. Lui nei ritornelli deve urlare. Bella, ma non bellissima. Rimane nel limbo ed è lì che deve stare.

Nina Zilli: voto 6. Un abito talmente impegnativo da suscitare le congratulazioni di molti, che credono si stia andando a sposare. La sua canzone parte un po' molle, poi un po' si riprende ma non entusiasma. Fa il compitino, urla e fa la diva. Sì, ma oltre il vestito(ne) pochino.

Pierfrancesco Favino: voto 7. Fa il suo e ci riesce anche bene, pur non essendo un conduttore. Canta anche non male e tutto sommato si trova a suo agio sul palco. E' anche un discreto bel vedere, quindi direi che ci può piacere.

Beppe Vessicchio: voto 15. Clonatelo. Replicatelo. Riproducetelo con la plastilina. Lui è il Festival. Anzi, propongo di cambiare il nome in Festival di Vessicchio. 

L'assenza di Bianca Atzei: voto 10. E' vero: mi manca la mia nemica catodica. Però il festival senza il suo raglio è davvero una liberazione. Grazie Magnolia, grazie Isola dei famosi.

Epurazione del virus Modà dagli autori dei brani: voto mille. Grazie. Grazie Claudione Baglioni. Grazie a chiunque abbia fatto in modo che Kekko non potesse fare più danni. Ricordiamo brani dal testo imbarazzante ("solo se mi baci te", per dirne uno). Grazie. La speranza è che l'epurazione sia ormai definitiva.

Renzo Rubino: voto 6. Il brano è tutto suo e si sente. Di questo gli va dato merito. Però è molto elitario, come suo solito. E questo non lo aiuta. Senza lode e senza infamia.

Enzo Avitabile, Beppe Servillo e "nu jeans e 'na maglietta": voto 1. Alla prima strofa c'è già la parola "Scampia". No, non ce la posso fare. Il nuovo stereotipo di sti due è insostenibile. "Questa è la mia storia, anni come pietre" ah non lo dite a noi: questa canzone non finisce più. Posso tollerare che l'ultimo posto degli squinternati Lo Stato sociale sia ceduto solo a loro, Sting e Kaled de noattri. Levatevi che abbiamo da fare.

Le Vibrazioni: voto 6.5. Sarà l'ora tarda, sarà che chi li ha preceduti era una tortura che neanche Carmen Di Pietro meriterebbe, però non sono male per niente. Ok, si capisce una parola su tre, ma "Sbagliato" e "Portami a casa" si capiscono. Sarà una canzone su un navigatore?

Perdite di tempo inutili: voto sonno. Se proprio ci tengono tanto a rifare le stesse gag (mix di canzoni tanto di Fiorello quanto di Favino), possono tranquillamente trovarsi in albergo. Alla prossima puntata ci prendiamo ferie tutti.