domenica 2 dicembre 2018

Regole del gioco



... e quando il gioco si fa duro, tu gioca con più convinzione!


Ah bhe, sembra facile farlo! Ottimo consiglio, meraviglioso, bell'idea! Bravoni tutti... 
ma tu, lo sai fare per davvero??! 
No perché teoricamente questa questione del diventare più forti quando il gioco è difficile non fa una piega, dimostrare di farcela, lottare a testa alta e non cedere.. 
si bello è, bellissimo.. ma quanta fatica richiede?! 
Cioè, non c'è il tasto "diminuiamo un pochino la difficoltà del gioco Jerry!?" 
No dico, una volta nella vita?!

Vi spiego per benino... non ho ancora avuto modo di recuperarmi dal rientro dall'Africa, ho ancora alcune cose in valigia da lavare e il borsone aperto in modo che il sapore di viaggio possa resistere ancora un pochino e mi trovo davanti ad una delle sfide più grandi che la vita mi abbia mai piazzato sul muso?   
Si, vero, ok.. non è successo nulla di grave, niente di irrimediabile... ho solo lesionato quasi tutti i tessuti morbidi della caviglia sinistra e c'è un ossicino che si è distaccato dal resto dello scheletro... ma tutto a posto.. tranquilli!
E per altro, come una babba patentata!
Un salterello idiota che pure mia nipote Nora, che non ha nemmeno 5 mesi, sarebbe riuscita a fare senza problemi!

E ora sono in giro con un tutore che mi arriva fino sopra al ginocchio... molto carino, devo dire la verità, ma cielo santo, davvero!?!!
Fin qui ok, sembrerebbe tutto normale.. la problematica vera che si nasconde dietro ad un infortunio ad uno degli arti inferiori del nostro corpo è che dovendo utilizzare le stampelle per fare qualsiasi movimento, veniamo automaticamente privati anche delle due braccia. Alias, non si può fare nulla, niente, zero.
Si è completamente dipendenti da altri
PER QUALSIASI COSA.

E non verrà difficile considerare di quanto questa cosa possa essere complicata per una persona che da anni è indipendente, che vive sola (ma non solo) che vive sola in un posto dove conosce comunque poche persone e quelle che conosce le conosce comunque da poco. 

Quindi, rispetto a quando sono arrivata, ora si che so dove devo andare a fare la spesa, ma non so proprio come andarci. 
Per farlo devo chiedere aiuto.

Un bel casino, devo mettermi li e fare un bel discorsetto con me stessa.
Ora mi sembra difficilissimo tutto, anche solo chiamare i miei genitori per comunicare loro la notizia, ma sono certa che, da questa esperienza per me cosi' drammatica, uscirò più forte e felice di aver imparato a domandare e a contare anche sulle altre persone e non solo su me stessa... o così mi piace pensare...

Una Marti stampellata.









lunedì 26 novembre 2018

I pensieri come lucciole


"..Gli addii con un biglietto aereo in mano 
si trasformano subito in un arrivederci..."





Seduta a terra, sul mio solito tappeto, nella mia solita bella casetta al mare durante l'ennesimo lunedì piovoso mi ritrovo qui a fare un po' i conti con il malloppo di pensieri che ci sono dentro di me. Quelli che mi sono portata a casa dal mio ultimo viaggio.
Nella mia testa continuano a crearsi, disfarsi, modificarsi i pensieri di quei caldi giorni vissuti nel continente lontano.
Come tutti gli altri ritorni ci sono parecchi i pensieri, sono forti, sono dolorosi e sono bellissimi.
Come ogni volta che si tratta di me, sono un sacco di cose insieme.
Volano dentro la mia testa come delle lucciole impazzite che non trovano pace, che appaiono e scompaiono a seconda dei loro umori... anzi no, dei miei umori.

Ho ripreso la mia solita quotidianità italiana, ho incontrato i miei amici, ho mangiato i pizzoccheri della mamma che tanto ho sognato, ho finalmente fatto il mio atteso bagno relax e finalmente mi sono messa li tranquilla, a guardarmi un po' dentro.
Ora tutti mi chiedono, vogliono sapere, vogliono vedere.. ma io un po' come una cassaforte conservo, nascondo, tengo per me... faccio fatica a mettermi li e raccontare.
Sento i ricordi africani come un segreto delicato da nascondere per bene dentro alla mia pancia.
Non so da dove partire, non so come spiegare una cosa che per me è stata così intensa.

Ho salutato l'Africa con una luce nuova negli occhi, con la terra rossa attaccata da tutte le parti.
La trovo ancora attaccata allo zaino fotografico che mi ha accompagnata, sotto le suole e appiccicata alle calze che ho già lavato diverse volte. 
E' un meraviglioso souvenir, di quelli che non sai di aver portato a casa ma che alla fine trovi ovunque.

Mi sono però portata a casa anche il sapore amaro di qualcosa che è durato troppo poco al quale vorresti dedicare di più, poù tempo, più energie, più vita... semplicemente perché merita di più.

Ho salutato gli amici d'Africa promettendo che tornerò, che da casa lavorerò per loro, che li penserò, che scriverò, che disegnerò, che non mi fermerò qui .. che farò di tutto per poter dar loro la voce di cui hanno assolutamente bisogno, ho promesso che farò un ottimo lavoro. 
E lo farò.

Ho salutato la Guinea Bissau con un biglietto Malpensa - Bissau in mano. 
Perché gli addii con un nuovo biglietto aereo in mano si trasformano immediatamente in arrivederci.









martedì 13 novembre 2018

Il mercato del pesce


Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, 
e non sanno perchè. 
I loro desideri hanno le forme delle nuvole.
(Charles Baudelaire)


Ed eccomi qui, finalmente a parlarvi della Guinea Bissau.
Di quello che sta capitando qui. 
In questa terra in cui vive un popolo povero ma che è straordinaria da scoprire.

Ormai sono qui a Bissau da oltre una settimana e non c’e stato un giorno da quando sono qui in cui io non mi sia innamorata un pochino di più di questo popolo e dei colori straordinari che mi circondano tutti i giorni.
Il rosso caldo della terra, il verde acceso che in questa stagione colora i prati vasti e le fitte foreste, il cielo azzurro fortissimo. Tutto sembra una foto contrastata.

Ieri mattina sono andata al mercato del pesce, qui al porto di Bissau.
Io e Carlos (il mio autista) ci siamo svegliati di buon ora a causa della mia infinita curiosità.
All’arrivo la situazione è stata subito abbastanza sbalorditiva.
Dal vetro della macchina vedo una marea di gente, che si muove velocemente, corre di fretta e senza indugi da qualche parte.
Li osservo incuriosita -e anche un po spaventata-  al sicuro, nella macchina, e poi decido di farmi coraggio e di seguire Carlos che nel frattempo era già sceso e si stava mischiando alla ressa. 

Appena scesa dalla macchina mi scopro in mezzo a fiumi infiniti di gente dai vestiti colorati. 
Donne con secchi enormi in testa dai quali escono code di pesci che ancora ondeggiano. Donne forti che si spostano velocemente da una parte all’altra senza accusare per nulla il peso che trasportano sopra il loro capo.
File di uomini che dalle loro canoe strette e lunghe, si passano di mano in mano casse con tonnellate di pesce appena pescato, come se fosse una catena di montaggio.
A Bissau i pescatori escono la notte a pescare, tantissime barche che al mattino, a seconda di quando arriva l’alta marea, rientrano in porto per portare il pesce al mercato, esattamente li accanto al porto.
Il pesce pescato finisce sul banco diretto, non ci sono camion, non ci sono celle frigorifere, non ci sono freezer.. nulla, ci sono secchi pieni, pescatori, donne che vendono, gente che compra.
Fine.
Cammino incuriosita da tutto questo caos, affascinata da questo popolo, mi perdo negli occhi di chi mi guarda e mi indica al grido di  Branca M'pelelé”, scatto foto, viaggio nel mio mondo intanto che Carlos cerca di starmi dietro e non perdermi nella ressa (vicenda che sarebbe alquanto spiacevole).
Osservo lo sguardo attento di Carlos e vengo travolta da un pensiero.

E’ meraviglioso come le persone che ho incontrato in questi giorni mi abbiano accolta a braccia aperte, desiderose di raccontarmi, di spiegarmi, di farmi conoscere bene la terra in cui vivono; farmi capire la terra in cui vivono.
Questa terra così meravigliosa e così povera.
Terribilmente povera, che non lascia tregua.
Questa terra che ha bisogno di persone come il Dott. Morandi, come il Dott. Barbosa, il Dott.Prandini, come tutti i volontari dell’associazione “Un Sogno per la Guinea Bissau” che con amore offrono a cuore aperto e ricevono a cuore aperto.
Una terra che ha bisogno di persone come Alessandro e Nello che con un gruppo di amici si sono rimboccati le maniche e grazie al loro lavoro e al supporto di chi crede in quello che fanno, hanno realizzato una scuola in uno spazio talmente isolato che manco chi ci abita in Guinea Bissau ha tanto chiaro di dove si trovi questo "Villaggio di Fanhè".

Comprendere che c'e ancora in questo mondo qualcuno che accoglie invece di chiudere, di sorridere invece di urlare, di ragionare ascoltando l'altro invece di sparare stronzate a raffica mi rasserena, mi fa sentire un pochino più al sicuro. 
Mi dà una botta di energia, mi da la carica e il coraggio di essere ancora più determinata.

Leggo le notizie dall'Italia e rabbrividisco. 
Vorrei tornare per prendere uno a uno tutti quei minuscoli omuncoli che tanto si affannano e gridano slogan banali e ignoranti e portarli qui, tirandoli per un orecchio con la delicatezza della suora dell'oratorio di una volta, e fargli capire da vicino di che cazzo stanno parlando. 
Di quanto sono ridicoli. 
Di quanto sono inutili. 
Di quanto sono ignoranti. 
Dirgli che se davvero vogliono fare qualcosa dovrebbero fare un passo indietro e levarsi, mollare le redini e mettere sui loro bei seggiolini qualcuno che gli altri li ha a cuore per davvero, che il mondo lo conosce per davvero, che le persone le vuole ascoltare non che le vuole rincoglionire rendendole pecore di un gregge, qualcuno che è in grado di comprendere i bisogni degli altri oltre che i suoi, qualcuno che ha studiato per davvero, qualcuno che una laurea la ha perchè se l'è sudata di brutto .. perchè, lo so miei cari omuncoli che vi sto sconvolgendo con questa notizia, ma aver studiato serve, è utile, è fondamentale. 
Avere una cultura è fondamentale.
Perchè se dovete rappresentare me, mia madre, mio padre, le mie sorelle, i miei nipoti, i miei amici, le mie persone care e anche chi mi sta sul cazzo una minima di intelligenza la dovete avere. 
Da qui, da questo mondo il nervoso mi aumenta esponenzialmente e ancora di più quando leggo certe fesserie. 
(E chiedo scusa Dott.Prandini per le parolacce.) 

Ora che sono qui, che ho visto i colori, che ho assaggiato i sapori, che ho condiviso i sorrisi, che ho pianto lacrime con madri che non conoscevo ma i cui figli mi stanno a cuore come se fossero i miei, ora sono sicura che questa terra meravigliosa va conosciuta, capita e aiutata.

Sento il braccio tirare, è Carlos che mi riporta sulla terra e mi trascina ancora una volta verso una bancarella, ha intravisto sua moglie e vuole presentarmela.  Dobbiamo andare.


Bissau, novembre 2018 - Il mercato del pesce Ph.Marta Sampietro 


sabato 10 novembre 2018

Vivere dove le stelle brillano di più



"L’Africa è un pensiero, un’emozione, quasi una preghiera. 
Lo sono i suoi silenzi infiniti, i suoi tramonti, 
quel suo cielo che sembra molto più vicino del nostro, perché si vede di più.
 Perché le sue stelle e la sua luna 
sono più limpide, nitide, pulite. 
Brillano di più."



Ed eccomi arrivata qui. 
Dove davvero il cielo sembra più vicino.

A dire la verità non avevo tanto idea di cosa aspettarmi da questo luogo, tanti mi hanno raccontato, spiegato, dato documenti da leggere per capire meglio dove stavo andando, ma in modo quasi inspiegabilmente razionale sono riuscita a mantenermi neutra per farmi impressionare da lei, l'Africa.
Sono arrivata nel continente africano pronta a catturare tutto. 

L'Africa, ti accoglie fin da subito presentandoti le sue caratteristiche fondamentali:
Il caldo afoso, i colori forti e densi e la gente povera ma generosa
Le condizioni quotidiane ovviamente sono molto diverse dalla nostre. 
Le case, i negozi, i modi di passare il tempo, la scuola, le abitudini, il lavoro, il modo di far festa.. insomma tutta la vita è un'altra cosa. 
E' tutto diverso. 
E' tutto fermo a 1000 anni fa, forse anche di più.

Ieri sono andata in uno studio televisivo mi sembrava di rivedere i programmi che passano sui canali nazionali in estate, quando non c'è nulla di nuovo e ti propinano programmi malinconici sui tempi d'oro della televisione italiana, quando ancora c'era il tubo catodico e le TV pesavano 100 kg.
Ecco, qui è uguale. 
I fondali sono di carta, la moquette per terra, divani in pelle marrone e i tavolini bassi in radica, tutto  perfettamente vintage.

La verità è che qui, come in India, sembra di stare su un'altra terra.
Non credi sia possibile che da qualche parte, mentre c'è una mamma che lava i suoi bimbi nudi in mezzo ad un prato pieno di terra, con un secchio per il corpo e una tazzina per la testa,nel mondo c'è qualcun altro che sta godendo della sua vasca a idromassaggio di ultima generazione, nel suo bagno al cinquantesimo piano dela suo appartamento con una vista mozzafiato. 
Non sembra reale. Non sembra possibile. Non sembra lo stesso mondo.
Ed effettivamente probabilmente è cosi. 
Perché qui la gente è più povera, è più sporca, è sempre nuda, ha poco cibo, non ha i servizi che abbiamo noi, non ha le comodità che abbiamo noi ma si vive di più la vita, la natura, ha un modo diverso di lavorare, si gode quello che ha e non si lamenta per quello che vorrebbe e sorride molto molto molto di più. 

E' forse per questo che la sensazione che hai è quella di stare sempre meglio, che l'Africa nonostante tutti i suoi limiti ti faccia benissimo. 
Nonostante le fatiche, nonostante il caldo, l'afa, la terra rossa che si attacca ovunque, nonostante gli odori che a volte ti esplodono nel cervello, nonostante tutto questo tu la adori, piano piano ti entra sotto pelle a la adori. 
Dal profondo del tuo cuore. 

E penso a tutti quelli che vorrei poter avere accanto, a quali poter dire 
"Ei, guarda, hai visto che il mondo non è tutto come la piazza del tuo paesello dove il massimo che può succedere è che arrivi il postino con un motorino nuovo!?" 

Vorrei che la gente conoscesse la sensazione degli animali che felici ti camminano tra i piedi. 
Vorrei che la gente provasse la sensazione di essere l'unico diverso tra tutti uguali.

Osservo questo mondo e penso a come sarebbe per me vivere qui sempre, non due settimane, non un mese. Ma sempre.
Ci penso e mi rendo conto che sarebbe difficile, forse impossibile anche per me. 
In realtà sono troppo legata ai miei sapori, alle mie abitudini, alle mie cose, alle mie tradizioni, alla mia terra e ai miei silenzi. 
Al mio caffè alla mattina e al mio spritz alla sera. 
Alle mie piccole abitudini e alle mie grandi paranoie.

Ma adoro il confronto, adoro il rischio, adoro quello che non conosco. 
Adoro trovarmi a vivere in un mondo che non è il mio, adoro la fatica che c'è nel doversi adattare, nel dover superare i propri limiti e crescere e migliorare sempre un pochino di più grazie alle infinite anime diverse che questa terra nasconde tra le sue foreste.

Quindi quello che voglio dire oggi è di osare e andare oltre alle vostre paure, superate la vostra confort zone per scoprire che voi siete infinitamente più grandi di quello che pensate.   


vi penso, 
Marti 









lunedì 29 ottobre 2018

Viaggia con cuore leggero

"Solo gli inquieti sanno com'è difficile sopravvivere alla tempesta e non poter vivere senza" 



E mai come oggi sento questa cosa, in questo giorno di tempesta

Anche se oggi sto facendo le valigie, anche se guardo il mare e lo trovo meraviglioso e capisco perché lo amo tanto, perché sono totalmente affascinata dalla sua incontenibile energia..  anche oggi,io sento la mia amata inquietudine.

Oggi mi sento sulla linea di partenza di un superfantastico gioco che chissà dove mi porterà.
Mi sento confusa e sto cercando di raggruppare per benino le idee, i progetti, i pensieri per rendere al massimo. 
Vero è che la mia vita è sempre stata un po così, un'infinità di linee di partenza di giochi che a volte sono finiti in nulla.. ma fossi matta se ogni volta non affrontassi le cose con il mio classico entusiasmo folle! 
Vale sempre la pena mettersi positivi ed energetici sulla linea di partenza. 

E oggi mi trovo qui, confusa ma positiva (e anche felice, come dice la Carmen!) 
Seduta a terra nella mia bella casetta, con il vento fuori che oggi sembra voglia portare via tutto.
Completamente circondata da vestiti estivi, calzini, mutande, ottiche, macchine fotografiche, valigie, passaporto e mi preparo alla mia imminente partenza per l'Africa. 
E sono emozionata.. ho la stessa pazienza di una bambina la mattina di Natale davanti ai pacchetti regalo sotto l'albero. 

Non vedo l'ora di sedermi su quell'aereo e mettere piede in quel mondo che ancora non conosco, che sono certa mi stregherà, mi toglierà la voce e il fiato. Probabilmente mi lascerà incantata per i suoi colori e mi metterà in crisi per la durezza della vita.

Mi ricordo la mia prima volta in India.

L'india va accolta come una signora ingombrante che ti invade il cuore senza preannunciarsi, senza darti una possibilità.
Lei arriva e ti fa sua. Ti invade. 
E così ha fatto anche con me.
Ha spalancato tutte le mie finestre, buttato giù porte senza che io me ne rendessi conto.
Abbatte le mura e ti contagia. 

Tutto è troppo. 
Troppo colorato, troppo povero, troppo sporco, troppo rispettoso, troppo folle, troppo fanatico, troppo caldo, troppo inspiegabile, troppo piccante, troppo affollato, troppo insopportabile che non te lo spieghi come, ma è talmente tanto che ti fa il giro e va a finire che non ne puoi fare a meno e ti strega. 
E' tutto talmente troppo che mentre tu stai cercando di capire in quale girone infernale sei atterrata, lei ti è già entrata sotto pelle, nelle vene, nell'anima, nel cuore e sei già rinata con un'energia nuova: la sua. 

Con l'India è andata così, lei mi ha invasa e io non ho avuto scelta; mi sono fatta invadere, senza riserve. 
Nulla è facile, nulla è comodo, nulla è al posto in cui ti aspetti che sia e nulla va come tu ti aspetti che vada ma nonostante questo hai il cuore che batte sempre più forte, che è più colorato, più luccicante, più potente. 
E proprio per questo la si ama. 

Lei è come io credo debba essere l'amore. 
Non ti lascia molte possibilità: o la ami alla follia o capisci subito che non fa per te. 
E io l'ho amata alla follia. 

E per questo io sono pronta. E per questo io non vedo l'ora. 
E per tutto questo sono pronta a partire e a farmi stravolgere di nuovo.
Perché è l'unica cosa che so fare e che voglio fare. 
Io voglio raccontare vite facendomi stravolgere la mia. 


Calcutta, marzo 2017 - ph. Marta Sampietro 







domenica 2 settembre 2018

Storie di tornadi e di calzini


.. e quando ti diranno di stare tranquilla che in ogni caso ogni cerchio si chiude, tu spiegagli le tue ragioni..


.. eccomi qui.. dopo un breve periodo di silenzio.. 
me lo sono preso perché a volte la vita ci spiazza un po', ci molla li un po' come degli scemi e non ci si riesce a capire tanto come cazzo è che ci si trova proprio in quella posizione li, quella degli scemi. 
Quindi scegli di stare un po' li,in silenzio, mentre tutto dentro scalpita e fa domande e tu cerchi di capire. 

Ti trovi con in mano proprio un bel nulla.. e te le riguardi le mani perché, porcazozza, alla fine ti ricordi di averci visto qualcosa in quelle mani li, in queste mani qui... ma forse no, forse non c'era, forse l'hai solo immaginato.
Forse conviene pensarla così.


Perché la cosa vera l'ha detta la mia amica R. 
Lei, la mia amica R., è proprio come me.
Questa sera l'ho guardata, mentre cantava. 
C'era la festa del paese, la Notte Bianca nel nostro paesello, non quello nuovo del mare, ma quello dal quale vengo.. lei canta, ha un po di gruppi, un po' di gente con la quale suona e questa sera cantavano. 

Io la guardavo questa sera, con il mio spritz in mano... e l'ho visto il modo in cui lei ci sguazza nella musica.. ci gioca, la prende per il culo.. fa quel cazzo che le pare in qualsiasi momento in cui le pare.. suona canta balla si muove all'interno della musica con un'energia che porcavacca, è solo sua.. e se ne fotte. 
E il risultato gente, è una bomba. 

La guarda con coraggio, le fa un sorriso e con rispetto le mostra il dito indice.
Ha passato una vita a studiarla, la musica, a sbatterci la testa, a stare sempre un passo indietro perché non si sentiva a posto. 
Ma adesso, adesso lei se ne fotte bellamente di tutto quanto e con coraggio e rispetto la prende di petto.
Adesso giocano insieme.
E insieme fanno delle cose da pelle d'oca.
Lei è così.. sta nella musica a modo suo e vi giuro che è sbalorditiva. 
Ha un'energia che per forza la musica davanti a lei ci gioca e sceglie di farsi fare quello che lei vuole farci dentro. Un perfetto disequilibrio di forze.
E non è perfetta, non dico sia perfetta, ma dico che è talmente tanto dentro a quella cosa che alla fine ti ci tira dentro a quella cosa e non ci puoi fare un cazzo. 

Ovviamente non tutti riescono a capirla questa cosa.
Molta gente ieri sera ci passava davanti e non ci appoggiava nemmeno un orecchio verso quei tre che in una stradina del cazzo in un paese del cazzo stavano facendo una cosa che, ripeto, secondo me è a modo sua unica.

E forse è solo vero che io sono di parte, che a quei tre li voglio bene e che la mia amica R. mi ha sempre preso le viscere e me le ha sempre rigirate come un calzino ogni volta che emette una nota. 
Ma forse è anche che lei è irriverente davanti alla musica... e noi siamo irriverenti uguali davanti alla vita.. e che siamo dei tornadi, che se ci appoggi l'orecchio un secondo, anche solo un mese in una vita di trent'anni lo senti che quella cosa li, quella vita li, quell'anima li è in grado di sbalordirti.

E lei, la mia amica, lo sa che una passione così non è che la trovi tutti i giorni. 
E lei lo sa che se avesse ignorato la prima scintilla che le ha fatto poi esplodere tutto questo mondo, li si che sarebbe stata una pazza.


Quella roba li che lei fa con la musica è la sfacciataggine di chi le cose le vuole vivere davvero, vuole godere davvero, vuole amare davvero e a volte vuole anche stare male per davvero, se serve. 
Perché le serenate a metà le facciamo fare a chi non ha i coglioni di andare oltre.

Perché ci vogliono le palle.
Questa è la verità. 


Maniac - R.Fornaroli










martedì 7 agosto 2018

fi·dù·cia/

Istruzioni per i lettori: QUESTO E' UN POST IMPEGNATO

Oggi, da qui, dal divano della mia bellissima casetta al mare, da questi quasi 40 gradi, ho deciso di approfondire un tema bollente e complesso.
Quei temi stile labirinto di siepi nei quali non capisci bene quale strada dover prendere ma ne scegli una ad istinto e continui a camminare finché un muro non ti si piazza davanti. 

Oggi gente paliamo di fiducia.
"Eh sticazzi Marti! Già fa un caldo porco, ti pare pure a te di metterti a scrivere davvero su sta roba?!  Le vacanze? Le chiappe chiare al sole? I tuffi di testa malriusciti non ti piacevano come tema?"
No.

Come prima cosa ho cercato su Google il significato del termine "fiducia" e il dizionario virtuale mi dice quello che segue: 

fiducia

fi·dù·cia/
sostantivo femminile
1. attribuzione di potenzialità conformi ai propri desideri, sostanzialmente motivata da una vera o presunta affinità elettiva o da uno sperimentato margine di garanzia: aver fiducia in una persona, nel progresso, nelle proprie forze; ispirare fiducia.
2. Credito. "Una ditta che gode di molta fiducia"
Origine
Dal lat. fiducia, de. di fidére "fidare, fidarsi"


Cioè, avete letto anche voi?! "sostanzialmente motivata da vera O PRESUNTA affinità elettiva" ... cioè, pure il Dio Google mette le mani avanti se ci si mette a parlare di fiducia! Andiamo bene!

Io credo che davvero qui la questione sia complessa, perché bisognerebbe fidarsi delle persone con le quali scegliamo di condividere una birra, un segreto, una pizza, una giornata al mare, un letto, una casa, una vita.. ma fino a prova contraria.

Ovviamente a livelli diversi, ovviamente ognuno a modo suo, ma per poter vivere una vita ben vissuta sarebbe cosa buona e giusta farlo.

Bisogna fidarsi delle persone, soprattutto delle persone che piano piano si avvicinano al nostro cuore, alla nostra vita. Sarebbe cosa buona e giusta affinché la persona che abbiamo davanti possa sentirsi libera di chiacchierare, ridere, scherzare, baciare, sparare cazzate, fare l'amore, realizzare sogni condivisi.

Scegliere liberamente (e con culo ben al sicuro) di programmare un giorno o una vita considerando la presenza di altre persone nella propria vita, sulla propria strada, al proprio fianco, attaccate al proprio cuore.
Lanciarsi energicamente e a mille dal boma di una barca a vela certi che sotto ci sia il mare.

Ci vuole tempo.. mia nonna mi diceva sempre che "bisogna mangiare 1 kg. di sale prima di fidarsi di qualcuno" Eh, grazie nonna, ma come cavolo faccio a sapere quando arrivo ad un kilo?! Cioè, qualcuno me lo dice?!
Quindi, com'è che si può essere in grado di capire di chi ti puoi fidare e di chi no, chi è un buon amico e chi invece ha intenzione di sputtanarti appena volti l'angolo?

Come fai a capire a chi puoi piano piano mostrare dallo spiraglio della tua porta le tue stanze? Ma non parlo solo delle migliori stanze.. dico tutte, dalla più luminosa alla più scusa e buia che manco te ci guardi più li dentro per paura di spaventarti?!

Qui sento la voce della mia amica Bì nella testa che mi suggerisce la risposta "le meravigliose relazioni durature", bisogna abbandonare la fiera del tutto e subito.
Ma io voglio dire che ci sono situazioni in cui si viene sputtanati dopo anni, dopo una vita, dopo figli, dopo miriadi di progetti condivisi.. cioè da quelli ai quali avevi dato in mano le chiavi della tua vita.

Se penso a me, alle mie esperienze con la fiducia, se penso alla mia vita posso dire che non è sempre stato un gioco sta cosa della fiducia..
Di base io mi fido.. ma solo finché il gioco non si fa duro... finché in ballo non iniziano ad esserci un po di cose, fino a quando io non decido di investirci.. lì, a quel punto, mi cago sotto.
Finché non mi sento vulnerabile.
La solita paraculo.
Perché ho fottuto e sono stata fottuta.
Quindi lo so come vanno le cose.


Perché a volte mi guardo in giro e vedo situazioni in cui mi sembra per davvero che il gioco migliore da fare sotto l'ombrellone sia creare interferenze negative nei rapporti tra le persone, con l'unico scopo di affermare la propria posizione, prendendo in giro l'altro. Ma perché?

Già i rapporti tra le persone sono complessi, non mi limito nel dirlo su questo blog. Scegliere di voler bene e di amare qualcuno è una lavoro che ogni giorno bisogna affrontare con il sorriso e seriamente, che costa fatica e che ha bisogno di cure continue.
E allora perché cazzo ci deve essere anche chi da fuori infila bastoni in ruote che manco sono sue? 

Bho, non lo so, ma credo di non stupire nessuno dicendo questo.
Che si fa, si è sempre fatto e probabilmente sempre si farà.

Quindi secondo me, la cosa vera e importante è che bisogna cercarsi dei complici, affidarcisi e teneri con cura. Chi ha dimostrato di meritarselo, chi ha dimostrato che vale la pena a chi abbiamo dimostrato che ne vale la pena.
Quando ci sentiamo traditi da qualcuno dovremmo capire come mai, se è dipeso da noi o se semplicemente non avevamo considerato la possibilità che fosse uno stronzo.

Ma di base io credo che bisognerebbe sempre attivare la modalità FIDUCIA ON.
Perché se ce la precludiamo a priori siamo proprio noi che mettiamo i bastoni nelle nostre stesse ruote.

Fanculo a chi non si lascia cadere.