lunedì 26 novembre 2018

I pensieri come lucciole


"..Gli addii con un biglietto aereo in mano 
si trasformano subito in un arrivederci..."





Seduta a terra, sul mio solito tappeto, nella mia solita bella casetta al mare durante l'ennesimo lunedì piovoso mi ritrovo qui a fare un po' i conti con il malloppo di pensieri che ci sono dentro di me. Quelli che mi sono portata a casa dal mio ultimo viaggio.
Nella mia testa continuano a crearsi, disfarsi, modificarsi i pensieri di quei caldi giorni vissuti nel continente lontano.
Come tutti gli altri ritorni ci sono parecchi i pensieri, sono forti, sono dolorosi e sono bellissimi.
Come ogni volta che si tratta di me, sono un sacco di cose insieme.
Volano dentro la mia testa come delle lucciole impazzite che non trovano pace, che appaiono e scompaiono a seconda dei loro umori... anzi no, dei miei umori.

Ho ripreso la mia solita quotidianità italiana, ho incontrato i miei amici, ho mangiato i pizzoccheri della mamma che tanto ho sognato, ho finalmente fatto il mio atteso bagno relax e finalmente mi sono messa li tranquilla, a guardarmi un po' dentro.
Ora tutti mi chiedono, vogliono sapere, vogliono vedere.. ma io un po' come una cassaforte conservo, nascondo, tengo per me... faccio fatica a mettermi li e raccontare.
Sento i ricordi africani come un segreto delicato da nascondere per bene dentro alla mia pancia.
Non so da dove partire, non so come spiegare una cosa che per me è stata così intensa.

Ho salutato l'Africa con una luce nuova negli occhi, con la terra rossa attaccata da tutte le parti.
La trovo ancora attaccata allo zaino fotografico che mi ha accompagnata, sotto le suole e appiccicata alle calze che ho già lavato diverse volte. 
E' un meraviglioso souvenir, di quelli che non sai di aver portato a casa ma che alla fine trovi ovunque.

Mi sono però portata a casa anche il sapore amaro di qualcosa che è durato troppo poco al quale vorresti dedicare di più, poù tempo, più energie, più vita... semplicemente perché merita di più.

Ho salutato gli amici d'Africa promettendo che tornerò, che da casa lavorerò per loro, che li penserò, che scriverò, che disegnerò, che non mi fermerò qui .. che farò di tutto per poter dar loro la voce di cui hanno assolutamente bisogno, ho promesso che farò un ottimo lavoro. 
E lo farò.

Ho salutato la Guinea Bissau con un biglietto Malpensa - Bissau in mano. 
Perché gli addii con un nuovo biglietto aereo in mano si trasformano immediatamente in arrivederci.









martedì 13 novembre 2018

Il mercato del pesce


Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, 
e non sanno perchè. 
I loro desideri hanno le forme delle nuvole.
(Charles Baudelaire)


Ed eccomi qui, finalmente a parlarvi della Guinea Bissau.
Di quello che sta capitando qui. 
In questa terra in cui vive un popolo povero ma che è straordinaria da scoprire.

Ormai sono qui a Bissau da oltre una settimana e non c’e stato un giorno da quando sono qui in cui io non mi sia innamorata un pochino di più di questo popolo e dei colori straordinari che mi circondano tutti i giorni.
Il rosso caldo della terra, il verde acceso che in questa stagione colora i prati vasti e le fitte foreste, il cielo azzurro fortissimo. Tutto sembra una foto contrastata.

Ieri mattina sono andata al mercato del pesce, qui al porto di Bissau.
Io e Carlos (il mio autista) ci siamo svegliati di buon ora a causa della mia infinita curiosità.
All’arrivo la situazione è stata subito abbastanza sbalorditiva.
Dal vetro della macchina vedo una marea di gente, che si muove velocemente, corre di fretta e senza indugi da qualche parte.
Li osservo incuriosita -e anche un po spaventata-  al sicuro, nella macchina, e poi decido di farmi coraggio e di seguire Carlos che nel frattempo era già sceso e si stava mischiando alla ressa. 

Appena scesa dalla macchina mi scopro in mezzo a fiumi infiniti di gente dai vestiti colorati. 
Donne con secchi enormi in testa dai quali escono code di pesci che ancora ondeggiano. Donne forti che si spostano velocemente da una parte all’altra senza accusare per nulla il peso che trasportano sopra il loro capo.
File di uomini che dalle loro canoe strette e lunghe, si passano di mano in mano casse con tonnellate di pesce appena pescato, come se fosse una catena di montaggio.
A Bissau i pescatori escono la notte a pescare, tantissime barche che al mattino, a seconda di quando arriva l’alta marea, rientrano in porto per portare il pesce al mercato, esattamente li accanto al porto.
Il pesce pescato finisce sul banco diretto, non ci sono camion, non ci sono celle frigorifere, non ci sono freezer.. nulla, ci sono secchi pieni, pescatori, donne che vendono, gente che compra.
Fine.
Cammino incuriosita da tutto questo caos, affascinata da questo popolo, mi perdo negli occhi di chi mi guarda e mi indica al grido di  Branca M'pelelé”, scatto foto, viaggio nel mio mondo intanto che Carlos cerca di starmi dietro e non perdermi nella ressa (vicenda che sarebbe alquanto spiacevole).
Osservo lo sguardo attento di Carlos e vengo travolta da un pensiero.

E’ meraviglioso come le persone che ho incontrato in questi giorni mi abbiano accolta a braccia aperte, desiderose di raccontarmi, di spiegarmi, di farmi conoscere bene la terra in cui vivono; farmi capire la terra in cui vivono.
Questa terra così meravigliosa e così povera.
Terribilmente povera, che non lascia tregua.
Questa terra che ha bisogno di persone come il Dott. Morandi, come il Dott. Barbosa, il Dott.Prandini, come tutti i volontari dell’associazione “Un Sogno per la Guinea Bissau” che con amore offrono a cuore aperto e ricevono a cuore aperto.
Una terra che ha bisogno di persone come Alessandro e Nello che con un gruppo di amici si sono rimboccati le maniche e grazie al loro lavoro e al supporto di chi crede in quello che fanno, hanno realizzato una scuola in uno spazio talmente isolato che manco chi ci abita in Guinea Bissau ha tanto chiaro di dove si trovi questo "Villaggio di Fanhè".

Comprendere che c'e ancora in questo mondo qualcuno che accoglie invece di chiudere, di sorridere invece di urlare, di ragionare ascoltando l'altro invece di sparare stronzate a raffica mi rasserena, mi fa sentire un pochino più al sicuro. 
Mi dà una botta di energia, mi da la carica e il coraggio di essere ancora più determinata.

Leggo le notizie dall'Italia e rabbrividisco. 
Vorrei tornare per prendere uno a uno tutti quei minuscoli omuncoli che tanto si affannano e gridano slogan banali e ignoranti e portarli qui, tirandoli per un orecchio con la delicatezza della suora dell'oratorio di una volta, e fargli capire da vicino di che cazzo stanno parlando. 
Di quanto sono ridicoli. 
Di quanto sono inutili. 
Di quanto sono ignoranti. 
Dirgli che se davvero vogliono fare qualcosa dovrebbero fare un passo indietro e levarsi, mollare le redini e mettere sui loro bei seggiolini qualcuno che gli altri li ha a cuore per davvero, che il mondo lo conosce per davvero, che le persone le vuole ascoltare non che le vuole rincoglionire rendendole pecore di un gregge, qualcuno che è in grado di comprendere i bisogni degli altri oltre che i suoi, qualcuno che ha studiato per davvero, qualcuno che una laurea la ha perchè se l'è sudata di brutto .. perchè, lo so miei cari omuncoli che vi sto sconvolgendo con questa notizia, ma aver studiato serve, è utile, è fondamentale. 
Avere una cultura è fondamentale.
Perchè se dovete rappresentare me, mia madre, mio padre, le mie sorelle, i miei nipoti, i miei amici, le mie persone care e anche chi mi sta sul cazzo una minima di intelligenza la dovete avere. 
Da qui, da questo mondo il nervoso mi aumenta esponenzialmente e ancora di più quando leggo certe fesserie. 
(E chiedo scusa Dott.Prandini per le parolacce.) 

Ora che sono qui, che ho visto i colori, che ho assaggiato i sapori, che ho condiviso i sorrisi, che ho pianto lacrime con madri che non conoscevo ma i cui figli mi stanno a cuore come se fossero i miei, ora sono sicura che questa terra meravigliosa va conosciuta, capita e aiutata.

Sento il braccio tirare, è Carlos che mi riporta sulla terra e mi trascina ancora una volta verso una bancarella, ha intravisto sua moglie e vuole presentarmela.  Dobbiamo andare.


Bissau, novembre 2018 - Il mercato del pesce Ph.Marta Sampietro 


sabato 10 novembre 2018

Vivere dove le stelle brillano di più



"L’Africa è un pensiero, un’emozione, quasi una preghiera. 
Lo sono i suoi silenzi infiniti, i suoi tramonti, 
quel suo cielo che sembra molto più vicino del nostro, perché si vede di più.
 Perché le sue stelle e la sua luna 
sono più limpide, nitide, pulite. 
Brillano di più."



Ed eccomi arrivata qui. 
Dove davvero il cielo sembra più vicino.

A dire la verità non avevo tanto idea di cosa aspettarmi da questo luogo, tanti mi hanno raccontato, spiegato, dato documenti da leggere per capire meglio dove stavo andando, ma in modo quasi inspiegabilmente razionale sono riuscita a mantenermi neutra per farmi impressionare da lei, l'Africa.
Sono arrivata nel continente africano pronta a catturare tutto. 

L'Africa, ti accoglie fin da subito presentandoti le sue caratteristiche fondamentali:
Il caldo afoso, i colori forti e densi e la gente povera ma generosa
Le condizioni quotidiane ovviamente sono molto diverse dalla nostre. 
Le case, i negozi, i modi di passare il tempo, la scuola, le abitudini, il lavoro, il modo di far festa.. insomma tutta la vita è un'altra cosa. 
E' tutto diverso. 
E' tutto fermo a 1000 anni fa, forse anche di più.

Ieri sono andata in uno studio televisivo mi sembrava di rivedere i programmi che passano sui canali nazionali in estate, quando non c'è nulla di nuovo e ti propinano programmi malinconici sui tempi d'oro della televisione italiana, quando ancora c'era il tubo catodico e le TV pesavano 100 kg.
Ecco, qui è uguale. 
I fondali sono di carta, la moquette per terra, divani in pelle marrone e i tavolini bassi in radica, tutto  perfettamente vintage.

La verità è che qui, come in India, sembra di stare su un'altra terra.
Non credi sia possibile che da qualche parte, mentre c'è una mamma che lava i suoi bimbi nudi in mezzo ad un prato pieno di terra, con un secchio per il corpo e una tazzina per la testa,nel mondo c'è qualcun altro che sta godendo della sua vasca a idromassaggio di ultima generazione, nel suo bagno al cinquantesimo piano dela suo appartamento con una vista mozzafiato. 
Non sembra reale. Non sembra possibile. Non sembra lo stesso mondo.
Ed effettivamente probabilmente è cosi. 
Perché qui la gente è più povera, è più sporca, è sempre nuda, ha poco cibo, non ha i servizi che abbiamo noi, non ha le comodità che abbiamo noi ma si vive di più la vita, la natura, ha un modo diverso di lavorare, si gode quello che ha e non si lamenta per quello che vorrebbe e sorride molto molto molto di più. 

E' forse per questo che la sensazione che hai è quella di stare sempre meglio, che l'Africa nonostante tutti i suoi limiti ti faccia benissimo. 
Nonostante le fatiche, nonostante il caldo, l'afa, la terra rossa che si attacca ovunque, nonostante gli odori che a volte ti esplodono nel cervello, nonostante tutto questo tu la adori, piano piano ti entra sotto pelle a la adori. 
Dal profondo del tuo cuore. 

E penso a tutti quelli che vorrei poter avere accanto, a quali poter dire 
"Ei, guarda, hai visto che il mondo non è tutto come la piazza del tuo paesello dove il massimo che può succedere è che arrivi il postino con un motorino nuovo!?" 

Vorrei che la gente conoscesse la sensazione degli animali che felici ti camminano tra i piedi. 
Vorrei che la gente provasse la sensazione di essere l'unico diverso tra tutti uguali.

Osservo questo mondo e penso a come sarebbe per me vivere qui sempre, non due settimane, non un mese. Ma sempre.
Ci penso e mi rendo conto che sarebbe difficile, forse impossibile anche per me. 
In realtà sono troppo legata ai miei sapori, alle mie abitudini, alle mie cose, alle mie tradizioni, alla mia terra e ai miei silenzi. 
Al mio caffè alla mattina e al mio spritz alla sera. 
Alle mie piccole abitudini e alle mie grandi paranoie.

Ma adoro il confronto, adoro il rischio, adoro quello che non conosco. 
Adoro trovarmi a vivere in un mondo che non è il mio, adoro la fatica che c'è nel doversi adattare, nel dover superare i propri limiti e crescere e migliorare sempre un pochino di più grazie alle infinite anime diverse che questa terra nasconde tra le sue foreste.

Quindi quello che voglio dire oggi è di osare e andare oltre alle vostre paure, superate la vostra confort zone per scoprire che voi siete infinitamente più grandi di quello che pensate.   


vi penso, 
Marti