martedì 13 novembre 2018

Il mercato del pesce


Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, 
e non sanno perchè. 
I loro desideri hanno le forme delle nuvole.
(Charles Baudelaire)


Ed eccomi qui, finalmente a parlarvi della Guinea Bissau.
Di quello che sta capitando qui. 
In questa terra in cui vive un popolo povero ma che è straordinaria da scoprire.

Ormai sono qui a Bissau da oltre una settimana e non c’e stato un giorno da quando sono qui in cui io non mi sia innamorata un pochino di più di questo popolo e dei colori straordinari che mi circondano tutti i giorni.
Il rosso caldo della terra, il verde acceso che in questa stagione colora i prati vasti e le fitte foreste, il cielo azzurro fortissimo. Tutto sembra una foto contrastata.

Ieri mattina sono andata al mercato del pesce, qui al porto di Bissau.
Io e Carlos (il mio autista) ci siamo svegliati di buon ora a causa della mia infinita curiosità.
All’arrivo la situazione è stata subito abbastanza sbalorditiva.
Dal vetro della macchina vedo una marea di gente, che si muove velocemente, corre di fretta e senza indugi da qualche parte.
Li osservo incuriosita -e anche un po spaventata-  al sicuro, nella macchina, e poi decido di farmi coraggio e di seguire Carlos che nel frattempo era già sceso e si stava mischiando alla ressa. 

Appena scesa dalla macchina mi scopro in mezzo a fiumi infiniti di gente dai vestiti colorati. 
Donne con secchi enormi in testa dai quali escono code di pesci che ancora ondeggiano. Donne forti che si spostano velocemente da una parte all’altra senza accusare per nulla il peso che trasportano sopra il loro capo.
File di uomini che dalle loro canoe strette e lunghe, si passano di mano in mano casse con tonnellate di pesce appena pescato, come se fosse una catena di montaggio.
A Bissau i pescatori escono la notte a pescare, tantissime barche che al mattino, a seconda di quando arriva l’alta marea, rientrano in porto per portare il pesce al mercato, esattamente li accanto al porto.
Il pesce pescato finisce sul banco diretto, non ci sono camion, non ci sono celle frigorifere, non ci sono freezer.. nulla, ci sono secchi pieni, pescatori, donne che vendono, gente che compra.
Fine.
Cammino incuriosita da tutto questo caos, affascinata da questo popolo, mi perdo negli occhi di chi mi guarda e mi indica al grido di  Branca M'pelelé”, scatto foto, viaggio nel mio mondo intanto che Carlos cerca di starmi dietro e non perdermi nella ressa (vicenda che sarebbe alquanto spiacevole).
Osservo lo sguardo attento di Carlos e vengo travolta da un pensiero.

E’ meraviglioso come le persone che ho incontrato in questi giorni mi abbiano accolta a braccia aperte, desiderose di raccontarmi, di spiegarmi, di farmi conoscere bene la terra in cui vivono; farmi capire la terra in cui vivono.
Questa terra così meravigliosa e così povera.
Terribilmente povera, che non lascia tregua.
Questa terra che ha bisogno di persone come il Dott. Morandi, come il Dott. Barbosa, il Dott.Prandini, come tutti i volontari dell’associazione “Un Sogno per la Guinea Bissau” che con amore offrono a cuore aperto e ricevono a cuore aperto.
Una terra che ha bisogno di persone come Alessandro e Nello che con un gruppo di amici si sono rimboccati le maniche e grazie al loro lavoro e al supporto di chi crede in quello che fanno, hanno realizzato una scuola in uno spazio talmente isolato che manco chi ci abita in Guinea Bissau ha tanto chiaro di dove si trovi questo "Villaggio di Fanhè".

Comprendere che c'e ancora in questo mondo qualcuno che accoglie invece di chiudere, di sorridere invece di urlare, di ragionare ascoltando l'altro invece di sparare stronzate a raffica mi rasserena, mi fa sentire un pochino più al sicuro. 
Mi dà una botta di energia, mi da la carica e il coraggio di essere ancora più determinata.

Leggo le notizie dall'Italia e rabbrividisco. 
Vorrei tornare per prendere uno a uno tutti quei minuscoli omuncoli che tanto si affannano e gridano slogan banali e ignoranti e portarli qui, tirandoli per un orecchio con la delicatezza della suora dell'oratorio di una volta, e fargli capire da vicino di che cazzo stanno parlando. 
Di quanto sono ridicoli. 
Di quanto sono inutili. 
Di quanto sono ignoranti. 
Dirgli che se davvero vogliono fare qualcosa dovrebbero fare un passo indietro e levarsi, mollare le redini e mettere sui loro bei seggiolini qualcuno che gli altri li ha a cuore per davvero, che il mondo lo conosce per davvero, che le persone le vuole ascoltare non che le vuole rincoglionire rendendole pecore di un gregge, qualcuno che è in grado di comprendere i bisogni degli altri oltre che i suoi, qualcuno che ha studiato per davvero, qualcuno che una laurea la ha perchè se l'è sudata di brutto .. perchè, lo so miei cari omuncoli che vi sto sconvolgendo con questa notizia, ma aver studiato serve, è utile, è fondamentale. 
Avere una cultura è fondamentale.
Perchè se dovete rappresentare me, mia madre, mio padre, le mie sorelle, i miei nipoti, i miei amici, le mie persone care e anche chi mi sta sul cazzo una minima di intelligenza la dovete avere. 
Da qui, da questo mondo il nervoso mi aumenta esponenzialmente e ancora di più quando leggo certe fesserie. 
(E chiedo scusa Dott.Prandini per le parolacce.) 

Ora che sono qui, che ho visto i colori, che ho assaggiato i sapori, che ho condiviso i sorrisi, che ho pianto lacrime con madri che non conoscevo ma i cui figli mi stanno a cuore come se fossero i miei, ora sono sicura che questa terra meravigliosa va conosciuta, capita e aiutata.

Sento il braccio tirare, è Carlos che mi riporta sulla terra e mi trascina ancora una volta verso una bancarella, ha intravisto sua moglie e vuole presentarmela.  Dobbiamo andare.


Bissau, novembre 2018 - Il mercato del pesce Ph.Marta Sampietro 


Nessun commento:

Posta un commento