sabato 10 febbraio 2018

Speciale Festival di Sanremo - Le pagelle della finale

Vincono Ermal Meta e Fabrizio Moro con "Non mi avete fatto niente", secondi Lo Stato Sociale, terza Annalisa.


Ed eccoci alla finale del Festival di Sanremo. Un festival vinto da... . E non potevano mancare le pagelle della serata finale. Le nostre, come sempre, sono pagelle ironiche e divertenti. Nessuno si offenda, si fa per ridere. Prima delle pagelle, però, i ringraziamenti: anzitutto ringrazio Marta Sampietro, che mi ha concesso questo spazio fidandosi delle stupidate che avrei scritto. In questa avventura mi hanno supportato, ognuno a proprio modo: Angela De Simone, Alessia Livio, Federica Pelagatti, Emanuela Sandali, la Mary Parpy, Eleonora Aziani e Simone Villa: a loro va il mio ringraziamento. 

Luca Barbarossa: voto 5. O fai il romanaccio che non si lava in stile Mannarino o questa canzone facendo il borgataro con la giacca non si può cantare. E Barbarossa si lava. Non è credibile.

Red Canzian: voto 5. Il dubbio è che si vesta di rosso per fare pendant col suo nome. Quando la Hunziker lo introduce parlando del suo “rock scoppiettante”, lui si gira per capire se davvero stia parlando di lui. E no, non può davvero parlare di lui dai.

The Kolors: voto 5.5. Stash continua a rubare le giacche al capitano di Love Boat e la lacca a Platinette. La canzone è orecchiabile, tipicamente dei The Kolors e per questo fa venire l’orticaria.

Elio e le storie tese: voto 6.5. Ma come fanno i Neri per caso ad essere rimasti uguali a 20 anni fa? 

Laura Pausini: voto divina. Rende “Avrai” di Baglioni qualcosa di commovente, mentre Baglioni rende la sua stessa canzone qualcosa da matrimonio neomelodico. Laura ha le tonsille come due palline da tennis, ma esce lo stesso a cantare fra i fans. Che je devi dì?

Max Gazzè: voto 8.5. Mi convince sempre di più. Il suo look sempre meno, ma la canzone è una piccola operetta. Proprio per questo il pubblico in sala si esalterà solo con lo Stato Sociale. Che ci dobbiamo fare?

Annalisa voto 8.5. Inquadrature da epilessia del regista: voto retina distrutta. Annalisa è giunta alla maturità artistica e il brano lo dimostra. Canzone tipicamente sua, che si ricorda facilmente, e una voce che non sbaglia neanche se vuole

Renzo Rubino: voto 6. La canzone è molto, troppo pesantina. Ma stavolta il suo look è quasi da ragazzo under 70 e vedente, il che lo qualifica meglio rispetto alle altre serate. La presenza dei nonni, suoi veramente mi dicono dalla regia salentina, è un plus. Questo però mi ingenera un dubbio: parente per parente, Facchinetti non porterà sul palco il figlio? No eh.

Decibel: voto 6. Nonostante siano stati vestiti evidentemente da Renato Vallanzasca e siano pronti per collaborare con la banda della Uno bianca, al terzo ascolto la canzone non è malaccio. Niente di indimenticabile, mai quanto i loro occhiali da sole all’interno dell’Ariston, ma tutto sommato non malissimo.

Ornella Vanoni e la sua banda di gigioni: voto 7. Le hanno tenuto il fiaschetto di vino buono per la serata finale, tanto che lei alla fine dell’esibizione bofonchia cose a un imbarazzato Favino. Però tanto di cappello. Questa canzone è come il vino di Ornella: più passa il tempo e più migliora. Come è vestita? Come nelle altre serate, ma di un colore diverso. Stock.

Giovanni Caccamo: voto non lo voglio più vedere neanche dipinto. E’ la tassa da pagare imposta da qualcuno, questo è chiaro. Proprio per questo si poteva anche evitare di farlo esibire. Dalla platea gli urlano “Vai Giovanni”. Ecco bravo, vai Giovanni quella è la porta. Il suo look è modello Tom Hanks tornato dall’isola di Cast Away, peccato che lui su un’isola deserta non ci sia andato. 

La vecchia dello Stato sociale: voto 9. Balla da dio. La band: voto chi? Ah giusto, quelli con un testo paraculo, la parolaccia introdotta al momento giusto e un’intonazione lasciata forse, chissà, si spera almeno in albergo. Vinceranno perché l’italietta li premierà, ma loro sono davvero imbarazzanti.

Roby Facchinetti e Riccardo Fogli: voto ci sono uomini soaaaaaaaaali. Raaaaaby, grazie per naaaaan aver invitata tuo fogliosa sul palpata, però le vocali son quelle e vanno dette giuste. “Cuaaare” no. Cuore, semmai. Vabbè sti due sono roba che non va nei big, va proprio nell’umido.

Diodato e Roy Paci: voto 8. Servono più ascolti, ma quando la si capisce non esce più dalla testa. Diodato vinse fra i giovani con “Babilonia" e anche con questa canzone merita eccome. Anche l’Ariston se n’è accorto. S’è accorto pure che lui è un pelo accelerato nelle movenze. Schizoide.

Nina Zilli: voto 6.5. La sua stilista è Mary Poppins, ma a parte il vestito sontuoso non è male per niente il brano. Il ruolo di “signora della musica melodica” non le si addice e quindi ogni tanto esce un po’ dal personaggio. Senza lode e senza infamia, ma rimane nelle orecchie. 

Noemi: voto 8. Diego Calvetti, suo direttore d’orchestra, ha dei problemi di vista dato che la giacca che indossa rifrange la luce in ogni modo. Noemi invece non mostra più le tette e questo ci fa concentrare sulla sua esibizione. Continuo a ritenerla una delle migliori di questo festival, quindi merita almeno il podio. 

Ermal Meta e Fabrizio Moro: voto 9. Dai su, questo Sanremo è loro. Inutile girarci intorno. Ok Moro magari ogni tanto stona. Però il brano è di quelli che spaccano davvero. E se non vincono, vuol dire solo che Amplifon in Italia ha ancora un grande mercato da colonizzare. 

Mario Biondi: voto 4.5. Una nenia mortale. Non ci crede nessuno, tanto che ad accoglierlo c’è un applauso talmente freddo che io camminando in casa mia a piedi nudi faccio più rumore. Davvero in italiano non si regge. Cioè davvero non si regge fuori dal Natale. 

Le vibrazioni: voto 7. Vedendo Sarcina che sembra Wolverine, quando ti urla “portami a casa” inizi ad avere paura. Però oggettivamente la canzone è un’iniezione di energia dopo il pesantone intimista Biondi. Tipicamente Vibrazioni, niente di nuovo. Ma entra in testa eccome. 

Enzo Avitabile, Peppe Servillo e l’insostenibile pesantezza di sti due: voto 1. Sting e Cheb Kaled del Vomero non ce li meritiamo. Allora riprendiamoci Mariella Nava, Lea Battisti, Grazia Di Michele, Rossana Casale e torniamo al 1995. Se al loro posto avessero messo lo zainetto di Ambra Angiolini con il vocabolario di sanscrito di Non è la Rai non ci saremmo accorti della differenza. Anzi, sì: lo zainetto ce lo ricordiamo ancora dopo vent’anni.

La patetica esibizione del patetico trio Pezzali-Nek-Renga e le tonsille di Baglioni: voto 3. La speranza che il “gancio in mezzo al cielo” che cantano scenda e se li porti via è vana. Delusione.

Michelle Hunziker: voto 9. Bella, brava, spigliata, simpatica e sempre con le redini dello show ben salde nelle mani. Qualcuno capisca che è il caso di affidarle anche le prossime dieci edizioni del festival, vi prego.

Pierfrancesco Favino: voto 10. Fenomeno. Bravo. Ma bravo davvero. A fare l’attore, a fare il cantante, il ballerino, lo showman. L’esempio del talento. 

Claudio “il Ken umano” Baglioni: voto 6. Canta. Urla. Duetta. Sì, ma anche basta. Non c’è piastrella con la quale non abbia duettato. Peccato che invece non abbia minimamente comunicato con il chirurgo plastico, perché è evidente che sto poveraccio abbia fatto tutto da solo. E pure male. Felino.

Sabrina Impacciatore: voto 9. L’ho sempre amata e continuerò ad amarla. E’ una grande attrice e fa ridere senza essere volgare. Capito Luciana Littizzetto?

Beppe Vessicchio: voto mille. Tutti lo adorano, ma lui resta umile. Lui è Sanremo. La sua barba bianca è meno cangiante della giacca di Calvetti. Classe imprescindibile.

L’assenza di Bianca Atzei: voto 10. In preda a un raptus, ho pensato che mancasse ancora la sua esibizione. Poi ho girato su Mediaset Extra e l’ho vista denutrita piangere e disperarsi per un cocco con la Cipriani e ho ringraziato tutte le divinità: l’asina non raglia sul palco dell’Ariston. Grazie Magnolia, un grazie sentito e personale. Grazie a chiunque abbia ben consigliato Biancona, distogliendola dal proposito di rimanere in Italia.

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